Cos’è che rende interessante un racconto?

Dopo più di due anni trascorsi – insieme ai miei compagni di ventura –  a leggere racconti inediti e ad approfondire autori che di questa forma breve hanno fatto il loro cavallo di battaglia, risponderei così: un racconto che funzioni è come una goccia che scava nella roccia, trafigge e si insinua lentamente ma il lettore colpito tornerà a rileggerlo più e più volte perché sa che, ogni volta, vi troverà qualcosa –  un dettaglio, una parola, un richiamo, una citazione – che alla prima lettura gli era sfuggita.

Ma il lettore da cosa viene colpito?

Credo dalla capacità dell’autore di caratterizzare bene i personaggi, senza il soccorso di frasi fatte e l’abuso di stereotipi, dalla coerenza e attendibilità delle ambientazioni. Da una trama avvincente o unpunto di vista originale. Dallo stile narrativo scorrevole, da una punteggiatura sensata che non produca periodi interminabili o frasi mozze al fine di rallentare o aumentare il ritmo. Dalla scelta ponderata delle parole ricorrendo ai sinonimi quando è necessario, dalla costruzione delle frasi e dalla credibilità dei dialoghi, da un incipit folgorante o da un finale inatteso. Da tutte queste cose amalgamate a puntino nel breve spazio di un racconto, a cominciare dal titolo.

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