On Writing – Stephen King _ Lettera 22
I personaggi di fantasia arrivano direttamente dalla vita reale?
Certo che no, almeno non in tutto e per tutto.
Cercate di evitare questo rischio, se un bel mattino non volete essere querelati o stecchiti da una pallottola mentre raggiungete la buca delle lettere.
Per me, ciò che accade ai personaggi con il dipanarsi della storia dipende esclusivamente da quanto scopro su di loro cammin facendo.
Da come crescono, in altri termini.
A volte maturano soltanto un po’, ma se invece prosperano rigogliosi, cominciano a influenzare il corso della narrazione e non viceversa.
Sono convinto che i lavori migliori finiscano con l’essere incentrati più sulla gente che sugli avvenimenti, un modo diverso per dire che sono basati sui personaggi. Comunque, superata la lunghezza di un racconto (dalle duemila alle quattromila parole, per esempio), in genere rifuggo dal cosiddetto approfondimento psicologico. A conti fatti, deve essere la storia a comandare.
Annie Wilkes, l’infermiera che tiene prigioniero Paul Sheldon in Misery, potrà sembrarci una psicopatica, ma non va dimenticato che lei si reputa equilibrata e sana di mente.
O addirittura un’eroina sotto assedio che si sforza di sopravvivere in una terra ostile.
Pur essendo lampante che soffre di pericolosi sbalzi d’umore, ho cercato di evitare dichiarazioni esplicite tipo: “Quel giorno Annie era abbattuta, forse prossima al suicidio” o “Quel giorno Annie aveva un’aria particolarmente felice”.
Se mi fosse toccato spiegarvelo, avrei perso.
Se invece vi mostro una donna taciturna, con i capelli sporchi, che si strafoga di dolciumi, lasciandovi giungere da soli alla conclusione che nella fase depressiva di un disturbo bipolare, allora ho vinto.
Se poi sono stato capace, anche soltanto per un attimo, di farvi vedere il mondo con i suoi occhi, di spingervi a capire la sua follia, l’avrò resa una figura con la quale simpatizzare e identificarsi. Come risultato, sarà ancora più terrorizzante, perché vicina alla realtà.
Ritengo sia lecito chiedere se Paul Sheldon sono io. In parte sì… ma se continuerete a scrivere narrativa, scoprirete che in tutte le vostre creature c’è un pezzettino di voi. Quando vi domandate come si comporterebbe un certo personaggio in una determinata circostanza, prendete una decisione basandovi su ciò che fareste voi… o non fareste, se si tratta del cattivo della situazione. A queste trasposizioni di voi stessi si aggiungono le abitudini del prossimo, gradevoli o meno.
(Stephen King, On Writing)