Quello che segue, aspiranti scrittori e appassionati lettori, è l’incipit di un racconto. Prego, leggetelo. Vi pare che fili tutto liscio? Sì? Ne siete proprio sicuri? E se vi dicessi che, in poco più di una trentina di righe, ci sono ben tre errori strutturali, narrativamente parlando? Vi sembrano pochi? Non lo sono affatto, o almeno questo è quanto vi direbbe un buon editor dopo aver letto il vostro manoscritto.
Buona lettura e… Buona caccia all’errore!
Padova, settembre 2004.
Discesa a destra, qualche metro ancora e parcheggio la Lancia Musa al coperto.
– Se trovi un buco vicino all’uscita è meglio, che poi quando scendiamo col carrello abbiamo meno strada da fare.
– Sì.
– Magari non proprio in fondo alla corsia, che se no tanto vale.
– Sì. Torno indietro o cambio settore.
– Se poi c’è qualcosa vicino ai carrelli…
– Sì, i carrelli non importa… Ci sono anche di sopra. Anzi, meglio sopra. C’è anche scritto.
– Ah, bene.
– Qui può andare? Uscita, settore, carrelli, spazio utile… Mi sembra ci sia tutto, no?
– Mamma mia che faccia da funerale, però…
– Non amo questo genere di posti, lo sai.
– E che sarà mai? Un po’ di allegria, su. Siccome abbiamo voluto cambiare casa perché l’altra era troppo piccola, mi pare ovvio che saremmo finiti qui.
– Quando arriviamo sopra mi faccio un caffè, così mi ripiglio.
Salgo la scala e mi chiedo se abbia senso acquistare dei mobili tutto sommato dozzinali e poco solidi per alimentare la leggenda della genialità del falegname svedese. L’armadio smontato e impacchettato, dal bagagliaio a casa tua. E la famiglia felice attorno al totem dal nome scandinavo, costruito con viti e chiavi a brugola…
– Lo prendi anche per me un caffè? Con un dolcino, magari. Se ce n’è uno un po’ grande lo fai tagliare a metà? Così lo mangiamo assieme. Ti aspetto al tavolo, ok?
– Sì, caffè e dolcino. Ok.
Che poi lo svedese è stato veramente geniale: il caffè, i dolcetti, il ristorante col menù biologico per i mocciosi. Come essere a casa di amici, stesso calore, stessa accoglienza. La famiglia felice che arreda il proprio nido.
– Sarebbe così gentile da tagliarmi in due il dolce? Grazie.
‘Fallo tagliare, che lo mangiamo assieme’, che tradotto sarebbe: fallo tagliare che, come faccio sempre, lo mangio in due riprese e poi tu, se vuoi, ne prendi un altro.
– Uh, grazie, l’aspetto è delizioso. Se è buono quanto bello… Poi iniziamo subito il giro, eh? Da dove vuoi partire?
Anche il sapore non è niente male…Tanto partiamo da dove decido io, pensa lei, masticando.
– Dalla camera?
– Che ne dici se invece dalla cucina?
forza attendiamo le vostre opionioni! La soluzione al prossimo mese!
Laura Liberale
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